Nuovo album per Il Generale, uno dei pionieri del reggae fiorentino e toscano, nonché il primo artista in Italia a pubblicare un vinile reggae. Il suo nono lavoro discografico si chiama Canzoni di tempi di crisi ed è stato pubblicato ad inizio giugno grazie ad una sorta di campagna crowdfunding.
Abbiamo avuto il piacere di intervistare Il Generale che ci ha presentato l’album e non solo. Buona lettura.
Eventireggae: Siamo a Firenze con Stefano Bettini, aka Il Generale: innanzitutto benvenuto su eventireggae.it.
Il Generale: Ciao a te, ciao a tutti!
E: Siamo qui per presentare il tuo nuovo disco, se non sbaglio il nono..
G: Davvero..il nono del nonno del reggae. Il disco, visto i tempi, si chiama “Canzoni di tempi di crisi” e raccoglie brani che sono nati in questi ultimi tre anni.
E: Prima di entrare nei particolari come tematiche e sonorità, parliamo di come nasce il disco: è il frutto di una sorta di crowdfunding..
G: Si, diciamo che questa cosa l’ho inventata io. Quando ho iniziato io non la faceva nessuno mentre adesso è diventata una cosa diffusa. Io cominciai a farla quattro dischi fa, mi sembra nel 2004. È una di quelle cose che quando hai bisogno, l’ingegno si aguzza..siccome sono precario da tanto tempo, come faccio a fare un disco se l’etichette indipendenti non ci sono più e la major non ti considerano nemmeno. Quindi ho pensato di riunire un certo giro di persone che mi seguono, tra amici, fans e semplici interessati a quello che faccio, ed in questo modo sono riuscito a metterle insieme e creare un sistema che mi ha portato a pubblicare gli ultimi quattro dischi della mia produzione.
E: La differenza è che non ti sei appoggiato su siti di crowdfunding ma hai fatto una cosa più “in famiglia”..
G: Si, si, mi sono rivolto direttamente alle persone dicendo “hai voglia di mettere dieci euro così quando esce il disco c’è scritto il tuo nome?” e sei di fatto un produttore esecutivo e ricevi l’album appena esce. Chi era interessato ha contribuito, chi con una copia chi con cinque, alcuni con dieci. Ognuno ha contribuito come poteva e siamo riusciti a coprire quasi interamente le spese: dallo studio, alla stampa, alla grafica e tutte le varie cose e devo dire che in questo percorso ho trovato un sacco di persone disponibili a fare una cosa bella senza interessi commerciali.
E: E poi una soddisfazione che tra i produttori esecutivi ci sono amici di lunga data e colleghi di una vita come Jaka, El V, Pier Tosi.
G: Si, c’è di tutto. C’è dall’amico, dai dj reggae, alle nuove leve, alla politica degli anni settanta, ai sexy shop, alle associazioni animaliste. C’è veramente di tutto e tutti uniti dal messaggio positivo della reggae music.
E: Pensi che il futuro del reggae in Italia sia questo?
G: Questo non lo so, preferirei ci fosse una struttura che lavora per te come c’era una volta con le etichette indipendenti che erano un’alternativa alle major ed al mercato “ufficiale”. Poi le cose cambiano e non so se questo sia il futuro ma sicuramente è il presente.
E: Parliamo del disco: sono 14 tracce in cui affronti tematiche importanti e anche testi spensierati. Ci sono brani come “Scappa che c’è la Pula” in cui parli di un tema come le morti di stato con un testo abbastanza ironico.
G: È un mosaico di 14 tracce che vogliono coprire vari aspetti, riflessioni e sensazioni causate dai tempi in cui viviamo. Ogni traccia riflette un aspetto in cui mi ritrovo e ci ritroviamo durante questo periodo. Certe canzoni sono abbastanza esplicite come “L’inno dei senza lavoro” mentre altre sono più riflessive come “Siamo piccoli” e che raccontano delle riflessioni di questi tempi dove a volte ti senti depresso ma dove ci sono sempre dei messaggi positivi. Nella fattispecie di “Scappa che c’è la Pula” io preferisco avvicinarmi a questi temi sempre da un punto di vista più leggero ma allo stesso tempo graffiante. Descrive una situazione in cui tutti noi ci siamo ritrovati o ci ritroveremo almeno una volta nella vita quando la Polizia, o chi per loro, ci ha fermato e ci ha rotto i coglioni, diciamolo chiaramente. Il messaggio è ironico ma diretto: gioco con le parole ma è abbastanza chiaro quello che voglio dire.
E: Nonostante tutto, il messaggio complessivo del disco vuole essere comunque positivo?
G: Bhe si, se non lo fosse ci sarebbe da spararsi. Bisogna sempre cercare di trovare un aspetto buono sennò diventa impossibile vivere: nel testo de L’inno dei senza lavoro infatti dico siamo precari, senza lavoro ecc ma ci siamo e viviamo e questo non ce lo possono negare in nessun modo.
E: Che tipo di sonorità si deve aspettare l’ascoltatore?
G: Mastering, editing e tutto quanto è del grande, grandissimo contributo di Ciro “Princevibe” Pisanelli che ha fatto un grandissimo lavoro in studio. Un giorno lui è venuto da me e mi ha detto “facciamo questo disco insieme” e io ho risposto “vai facciamolo, mi piacerebbe tanto anche a me“. Questo non significa che ci sono solo cose sue: ci sono due pezzi fatti da Mark-One per esempio. Lo scheletro, la parte forte, è propria questa collaborazione tra me e Ciro e quindi vi dovete aspettare un reggae moderno.
E: La tredicesima traccia è A tutti quanti: vuole essere un brano con cui ti congedi e saluti il pubblico che ti ha ascoltato, un brano in cui ringrazi chi ti ha supportato per questo disco o c’è qualcos’altro sotto?
G: Ti racconto un po’ la storia: questo è un brano che era già pronto da tempo, fatto su un riddim prodotto da Militant Warriors, e che è nato in quanto il mio pensiero era che quando faccio concerti mi piacerebbe salutare tutto il pubblico per nome ma il nome di tutti non lo so. Quindi ho pensato che posso fare un saluto collettivo: A tutti quanti, solo perchè non posso chiamarli tutti per nome.
E: Adesso facciamo un gioco, per vedere se abbiamo gli stessi gusti musicali inerenti il tuo disco. Io ti dico le mie due tracce preferite del disco e tu mi dici le due tue.
G: Domanda difficile…ne direi due diverse ogni giorno.
E: Io dico Dilaga e Soltanto la musica.
G: Al momento, per come si sono alzato stamattina, dico Siamo piccoli e Una canzone sciocca.
E: Ultima domanda: sarebbe assurdo parlare di progetti futuri mentre stiamo presentando un nuovo disco ma so che parallelamente a Canzoni di tempi di crisi, stavi preparando e lavorando su una raccolta, che potrebbe essere multipla, con dei brani che tu hai raccolto in questi trenta anni di musica.
G: La prima mia uscita fu nel 1985 con la posse Mama Africa, una posse storica di Firenze che iniziò ad organizzare in città le prime dancehall reggae. Quindi l’85 rappresenta l’inizio e visto che siamo nel 2015 sono trent’anni e volevo fare questo cd dove si raccolgono inediti, brani usciti solo su compilation e cose rimaste nel cassetto. È in elaborazione e penso che sarà una cosa interessante che uscirà in tiratura limitata, spero entro la fine dell’anno.
E: Ok prima di salutarti, dicci dove possiamo trovare il tuo disco.
G: In tutti i negozi di dischi, basta richiederlo e se non è disponibile potete ordinarlo. Oggi penso sia più difficile trovare un negozio di dischi piuttosto che il mio album. Sennò basta andare su Facebook e cercare Il Generale o Stefano Bettini (Il Generale) e scrivermi e poi in qualche modo vi arriva.