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Intervista ai Rusty Rockerz: dall’esperienza con Paolo Baldini ai pregiudizi del reggae

Reduci dalla pubblicazione del loro nuovo EP To Di Dancehall Room, i Rusty Rockerz sono la reggae band italiana del momento. Per questo motivo abbiamo deciso di porre loro alcune domande su come è nato questo progetto e sull’esperienza lavorativa al fianco di Paolo Baldini. Buona lettura!

Benvenuti su eventireggae.it e complimenti per la vostra nuova pubblicazione. Sono già passate un paio di settimane dall’uscita di To di Dancehall Room, quali sono le vostre prime sensazioni?
Siamo sinceramente colpiti che molta gente ci esprima praticamente ogni giorno parole di congratulazioni e incoraggiamento, sia dalla massive che dagli addetti ai lavori… siamo partiti senza aspettarci molto, concentrandoci prima sul lavoro da svolgere che sulle aspettative della release, pertanto ogni piccolo feedback è un po’ una sorpresa…

Avete presentato l’EP con un concerto live: come è andata e qual è stata la risposta del pubblico?
Si, il 17 febbraio abbiamo suonato all’Astro Club di Fontanafredda (PN) per celebrare l’uscita del disco, inizialmente c’era molto timore poiché era molto tempo che non ci esibivamo live e sentivamo molto il peso della responsabilità di una serata tutta nostra ma siamo davvero felici perché c’è stata molta gente che ha risposto davvero bene… la stessa sera erano presenti anche BomChilom e Huntin’ Sound che hanno preparato la massive e hanno continuato a farla ballare dopo il nostro show.

Come e quando è nata la possibilità di lavorare con Paolo Baldini?
Il primissimo incontro con Paolo è avvenuto in occasione del Jamrock 2016, eravamo li per aprire ai Mellow Mood, lui ha sentito qualcosina di vagamente interessante e grazie al nostro manager abbiamo avuto l’opportunità di avere un colloquio con lui a settembre nel quale abbiamo portato delle demo e del materiale registrato in sala prove… ci ha bocciato praticamente tutto e ci ha detto che probabilmente al Jamrock si era sbagliato! Puoi immaginare le nostre facce! Lo stesso giorno ci ha però dato una serie di dritte, soprattutto a me, sulla voce, su cosa c’era da salvare e cosa da buttare. Abbiamo registrato un’altra demo in sala prove composta di 5 pezzi nuovi di zecca che gli abbiamo inviato il tutto a dicembre. Questa volta il materiale gli è piaciuto e abbiamo iniziato ad organizzare la produzione.

E come valutate questa esperienza con Paolo? Come è stato lavorare con lui?
Paolo è una persona davvero alla mano… se non si sta parlando di musica! È un maestro severo, lo dice lui stesso che sa di essere famoso per la sua poca pietà in fatto di giudizio ma penso che sia una cosa naturale quando ti scontri con un livello di professionalità ben sopra le tue abitudini…e come tutti i maestri severi ti fa imparare le cose in poco tempo, lo maledici mentre sei dietro al microfono e lo ringrazi quando ti rendi conto delle cose che ti ha insegnato. Su di me ha avuto un po’ un effetto sciamanico e ora, ogni volta che canto, lo sento ancora che mi dice “non mi sta arrivando niente..”, una frase che mi ha ripetuto due tre volte in una sessione di voci dove io non ero in grado di beccare le note giuste ed interpretare la canzone…me la sono pure sognata sta frase!

Abbiamo letto che i lavori per questo EP sono iniziati a settembre 2016. È stato un lungo percorso…
Si lo è stato, ma in realtà non sono state molte le sessioni in studio… ci sono stati molti momenti di fermo tra una sessione e l’altra poiché comunque Paolo, come si può vedere ed immaginare è un artista molto impegnato sia con il suo progetto Dub Files che con lo studio…

To di Dancehall Room si apre con una breve intro nata per caso. Ci raccontate come è andata?
Era una delle ultime session di voce, una sera di luglio, stavamo facendo una pausa e io ho fatto ascoltare a Paolo una cosa che avevo registrato con lo smartphone per avere una sua opinione (lui sarà un maestro severo ma io sono un allievo instancabile!). Dopo che lo ha sentito mi ha insultato e mi ha chiesto per quale ragione non glielo avevo fatto sentire prima! Ha cominciato a camminare su e giù per lo studio chiedendomi di fargliela sentire e risentire.. finché ha capito come integrare questa cosa così particolare all’interno dell’EP. Qualche giorno dopo abbiamo registrato questa mini track che è diventata l’intro e che ha dato addirittura il nome all’intero lavoro. Se prestate attenzione al brano si tratta solo di voce, grancassa, rullante e tutta una serie di schiocchi di dita, battiti di mano, ecc… è stato uno dei momenti più divertenti delle registrazioni!

Quasi in conclusione, invece, con Dem No Want ponete l’attenzione su una tematica che avete vissuto in prima persona: ce ne parlate?
È una cosa che ci è capitata, che abbiamo avvertito e che in realtà sentiamo ancora adesso molto spesso. Questo genere è ricco di luoghi comuni e a volte, addirittura, il pubblico più esperto sembra affezionarsi a questi stereotipi utilizzandoli come determinante nella scelta di cosa e chi ascoltare. Sembra banale ma a volte capita la stessa cosa anche fra gli addetti ai lavori…così ci siamo ritrovati ad essere giudicati “poco reggae” nel look (no dreadlocks, no magliette giamaicane, ecc..)… “il cantante sembra più un nazi..” ..mi è capitato di sentire pure questo. E quindi con questa canzone esortiamo ad ascoltare la nostra musica e sceglierla o scartarla per quella che è, non per l’aspetto di chi la fa. Poi noi passiamo sopra a tutto e ci facciamo una gran risata però ci son stati momenti in cui ha dato fastidio…

I tempi sembrano ormai maturi per un lavoro più “corposo”: a quando il vostro primo album?
Non ci stiamo pensando, ci stiamo vivendo il presente, siamo molto zen in questo, qui ed ora… forse un po’ troppo…ma sta musica prima deve far bene a noi.. questo è l’unico pensiero davvero importante che abbiamo… un album? Ci sarà il tempo anche per quello… ciò che deve accadere accadrà…

Vi vedremo presto su qualche palco? E in estate potete già annunciarci la vostra presenza in qualche festival?
Quest’estate speriamo di suonare tantissimo…! saremo al Woodscrack il 25 maggio, poi per tutti gli aggiornamenti vi consigliamo di mettere mi piace alla nostra pagina Facebook così da ricevere tutte le news sulle date e su qualsiasi altra cosa ci riguardi..

In conclusione, come valutate l’esperienza con Yutzaredafuture?
Yutzaredafuture ci ha aiutato moltissimo.. in due anni o poco più siamo passati dall’essere una piccola band che faceva prove dopo lavoro ad una piccola band che, dopo esperienze significative in live e studio, ha capito il proprio potenziale e penso non ci sia cosa al mondo che dia la stessa carica della consapevolezza di poter migliorare ogni giorno.

Grazie mille per il vostro tempo e in bocca al lupo per tutto!
Big up!

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