Ancora una volta il binomio Torino e musica reggae si è dimostrato essere un misto di intesa, energia e liriche conscious e al tempo stesso capaci di far ballare il pubblico. Autori della magia sono stati i Groundation che, mercoledì 27 marzo, hanno saputo far uscire i bogia nén piemontesi dal tepore delle loro case con il loro sound originale e l’energia che da sempre caratterizza una delle più travolgenti band reggae americane.
Sound originale e, bisogna aggiungere, sempre alla ricerca di nuove sperimentazioni e stimoli. La stessa voglia di sperimentazione e fusione degli stili musicali ha caratterizzato l’opening act di Eliasse, cantautore one-man-band originario dello Stato delle Comore (Africa orientale), nella sua prima apparizione a Torino e in Italia. Il cantautore africano, con brani che fondono insieme afrobeat, musica etnica e uno stile cantautorale fresco e originale, ha saputo coinvolgere la massive con brani del proprio repertorio come la travolgente Twarablues che il pubblico torinese ha iniziato a intonare durante il concerto.
Il tempo per Eliasse di salutare la folla e si iniziano a disporre gli strumenti della band californiana; poco dopo sul palco salgono i membri della band con a capo Harrison “Professor” Stafford: esplode un boato. La magia ha inizio sulle note energiche di One but Ten, prosegue assumendo poi toni più riflessivi con New Life, entrambi i brani contenuti nell’ultimo album The Next Generation, uscito nel 2018.
Un’energia senza pari quella che caratterizza la nuova formazione della band, fedele al nome dei Groundation. La serata è un susseguirsi ed un alternarsi di brani, da quelli più tradizionali come Hold Your Head Up, Babylon Rule Dem e Silver Tongue, emozionanti e travolgenti, a canzoni “riflessive” come Smile, che con il suo ritmo lento e la parti dei fiati ha saputo accontentare anche l’orecchio degli appassionati di jazz. Non mancano poi le canzoni tratte dall’ultimo disco come le vibranti ed energiche Warrior Blues e Lion in Man, che il pubblico accoglie con un boato. Il tempo passa (troppo) velocemente, e sulle note di una commovente Live It U con la quale Harrison passa in modalità unplugged imbracciando la chitarra acustica e lasciando tutti senza parole.
Un piccolo break dei musicisti sembra concludere lo show ma le grida e i boati della folla richiamano la band sul palco per un encore completamente dedicato a Bob Marley, con tanto di Harrison-Cicerone che tra un brano e l’altro racconta la storia e aneddoti sulla vita di Marley. Quello dei Groundation è un tributo un po’ diverso dal solito: non vengono eseguite le solite canzoni-cliché, ma piuttosto perle per appassionati della musica di Bob, con un’esecuzione impeccabile, arricchita dalle parti di sax e travolgente di brani come Ride Natty Ride, So Jah Seh e Hurting Inside, quest’ultimo riproposto in chiave rocksteady e con un’energia tale che non è solo il pubblico a ballare, ma lo stesso Harrison! Per chiudere in bellezza una serata iniziata alla grande, non può poi mancare un classico come Get Up Stand Up: già la canzone in sé manda in visibilio il pubblico, quando poi sax e chitarra solista duettano e si sfidano in una gara di assoli si raggiunge l’apoteosi.
Per la nuova formazione della band è stata la prima apparizione sul palco piemontese in questa unica data italiana del tour primaverile: vista l’energia ed il coinvolgimento che i musicisti han saputo trasmettere, è il caso di dire buona la prima!
Scaletta concerto Groundation Torino
One but Ten
New Life
Hold Your Head Up
Babylon Rule Dem
Golan to Galilee
Jah Spirit
Silver Tongue
Smile
Warrior Blues
Lion in Man
Undivided
Live It Up [Acoustic]
BIS (tributo a Bob Marley):
Roots Rock Reggae
Ride Natty Ride
So Jah Seh
I’m Hurting Inside
Get Up Stand Up