Fabrizio Laganà, romano classe 1965, è uno scrittore, dj, radio speaker, selector e uno dei maggiori esperti di musica reggae a livello nazionale. Autore di libri come Massive Reggae Discography e 100 dischi Ideali per Capire il Reggae, Fabrizio ha in cantiere un nuovo terzo libro che uscirà l’anno prossimo nel mese di settembre, in concomitanza con i 40 anni di attività nel mondo della reggae music. Attualmente scrive per la rivista Dubology e conduce il programma radiofonico Ital Vibes su www.radiosonar.net
Ciao Fabrizio e grazie per l’intervista, è un onore poter parlare con uno dei maggiori esperti del genere qui in Italia.
Grazie a te e a tutto lo staff di Eventi Reggae per l’interessamento e la disponibilità.
Tra poco festeggerai i 40 anni di vita nella musica in levare. Quand’è stato il tuo primo incontro con il Reggae?
Dunque il mio primo “incontro” col reggae avvenne quel lontano settembre 1977, quando un mio amico mi prestò un album appena uscito di un certo Bob Marley & The Wailers intitolato “Exodus”.
Lo misi sul giradischi che avevo e lo cominciai ad ascoltare, bello il ritmo, i testi ma su “Waiting In Vain” rimasi folgorato dal brano e da quì iniziai a comprare tutto ciò che potevo trovare a Roma in quegli anni.
Quali artisti e gruppi erano in voga all’epoca in Italia? E quali erano i tuoi preferiti?
L’epoca in cui si sta parlando è la fine degli anni ’70 e inizio degli ’80, e i primi artisti che si affacciarono nel nostro paese furono: Burning Spear, Jimmy Cliff, Prince Far I, Peter Tosh e dopo nell’80 arrivò Bob Marley con i suoi due concerti memorabili di Milano e Torino, ed io (a soli 15 anni) andai a quello di Torino perchè i biglietti erano tutti esauriti.
Lo studio sul reggae iniziò praticamente da subito, senza perdere tempo, e cominciai a comprare tutto ciò che si trovava sulle prime etichette come Island, Virgin Frontline e comprando gli interi cataloghi e trovando tantissimi nomi nuovi come Culture, Gladiators, Third World, Burning Spear, Twinkle Brothers, I Jah Man Levy i quali furoni i miei primi gruppi di ascolto e di altissimo gradimento.
Da che età hai iniziato a collezionare dischi?
Bisogna fare una netta distinzione tra comprare e collezionare, perchè all’epoca comprare dischi equivaleva ad aprire un mutuo, dato che i prezzi dei dischi (considerati “beni di lusso”) erano paurosamente alti per noi italiani, ed io, appena dodicenne mi dovevo mettere da parte tanti soldi e quando c’erano da fare i regali per compleanni, Natale e altro, mi facevo regalare dischi come pioggia, e dall’inizio compravo solo album. Il motivo reale? Era perchè c’erano più canzoni.
Poi con i primi lavori, lo stesso mettevo da parte tutto per comprare qualche disco fino ad arrivare all’aprile 1984, quando feci il mio primo viaggio da solo per la destinazione tanto aspettata: Londra. Quì mi si aprì tutto un mondo nuovo, ho girato per tutta Londra alla ricerca dei negozi, e ce ne erano davvero tanti, mai visto tanto materiale da comprare, e nello stesso tempo conobbi anche la dura e triste realtà britannica soprattutto nel quartiere di Brixton con poliziotti che davano fastidio ai giamaicani, sotto i miei occhi.
Dunque, Londra/ Reggae è stato per me come se entrassi in un gigantesco supermercato, ma invece di comprare generi alimentari, potevi comprare una quantità di dischi illimitata, ma quì il problema maggiore arrivò come una saetta.
Il Pound o la sterlina era davvero fortissima all’epoca, il cambio Lira-Sterlina era quello a noi più sfavorevole che Lira-Dollaro, quindi il problema diventò più “chirurgico” che mai.
Ora, passati quasi 40 anni di acquisti, posso dire di avere una discreta collezione di dischi comprati in quasi 4 decenni in giro per Londra e Giamaica nei miei viaggi sull’isola 1992-93-94. Il problema ancora sussiste tra i vari formati come Album, Discomix 12″, singoli 7″, Discomix 10″ e comprare tutto è praticamente impossibile, poi mettiamoci le ristampe in tutti formati, è un mercato in continuo fermento ed ebollizione che ora per nostra fortuna sta riuscendo allo scoperto, sconfiggendo una volta per tutte, l’odioso e incapibile CD musicale, dove in alcuni di questi si smagnetizzano dopo i 10 anni.
La qualità del vinile è imprescindibile su qualsiasi altro supporto e la sua purezza ha avuto da sempre quel fascino sin dal formato a 78 giri.
In Massive Reggae Discography e 100 dischi ideali per capire il Reggae parli di come questo genere si sia evoluto attraverso degli album significativi, faresti per noi una Top5 degli lp che ognuno di noi dovrebbe assolutamente ascoltare?
Solo una Top 5? è difficilissimo eliminare centinaia di album dalla lista soprattutto di artisti che hanno fatto la storia di questa bellissima musica. Faccio solo un azzardo a sceglierne 5 vediamo che succede:
1) Burning Spear – Man In The Hills
2) Bunny Wailer – Rock’n’Groove
3) Gladiators – Trenchtown Mix Up
4) Culture – Harder Than The Rest
5) Bob Marley – Exodus
Ora ti chiediamo una Top5 dei tuoi album preferiti!
Allora il problema si ingigantisce ancora e sceglierne i miei 5 preferiti sarà arduo ma pronto per rispondere:
1) Paragons – Return
2) Mighty Diamonds – Stand Up To Your Judgement
3) Dennis Brown – Wolf & Leopard
4) Sugar Minott – Live Loving
5) John Holt – The Impressable
Sono due ventenni che ascolti questa musica e hai visto passare diversi artisti, giamaicani e non, cimentarsi nell’arte del genere. C’è un gruppo o artista che apprezzi particolarmente?
Nel corso appunto di quasi 40 anni di musica reggae, ho visto e ho conosciuto si può dire la maggior parte di cantanti, gruppi e soprattutto conosciuto i musicisti, coloro che hanno dedicato la propria vita allo strumento musicale o alla carriera di cantante, di vitale importanza sia dal vivo che all’interno di un disco.
Il discorso sarebbe lunghissimo, raccontare tutti i momenti trascorsi con loro, cantanti, gruppi e musicisti nel corso di tutti questi anni, ma una piccola lista di nomi ve la voglio dedicare così da ricordare i loro nomi e conoscere in fondo artista dopo artista, la rispettiva carriera musicale: Dennis Brown, John Holt, Sugar Minott, Burning Spear, Prince Far I, Joseph Hill dei Culture, Junior Delgado, Skatalites, Justin Hinds, Garnett Silk, Barry Brown, Lincoln Thompson dei Royal Rasses e musicisti ricordo con immenso piacere Ansel Collins, Pablove, Earl “Chinna” Smith, The Roots Radics Band, Vin Gordon e tantissimi altri.
Come vedi la situazione attuale della musica reggae?
Ora la scena reggae attuale si colloca in una fase davvero strana, si perchè dopo 2 decenni e più di non Reggae, vale a dire il reggae sporco, senza sani contenuti e privi di ogni vibes, omofobico, razzista e sessista denominato “bushment” o “Ragga” o “dancehall”, ora sembra che parecchia gente abbia capito che quella non è musica reggae, ma musica d’importazione (della pessima qualità per giunta) americana di stile gangster o altro e che non c’entra proprio nulla a che vedere con il sacro reggae.
Il discorso sarebbe molto dettagliato e non vorrei far annoiare tutti i lettori, ma la verità si trova solamente nel capire che tipo di reggae la gente vuole ascoltare e purtroppo le masse hanno scelto, colpa anche radio ed etichette le quali hanno aiutato questo mercato florido per decenni, purtroppo a discapito di tutti quegli artisti e gruppi storici e mondiali dell’intera storia della musica reggae. In più a tutto questa storia, inseriamoci anche la scomparsa di tantissimi nomi della storia del reggae che hanno dato il KO all’industria vera e sana del mercato discografico ed una mancanza di cambio generazionale degno di nota, queste sono state le armi che hanno rovinato il buon nome del reggae nel mondo.
Certo qualche artista nuovo esce da questo discorso, ma sono sempre pochi rispetto ai pochi nomi che sono rimasti in vita e le nuove voci non spiccano molto in veri successi.
Cosa ne pensi dei concerti e festival reggae in Italia?
In Italia si sono fatte grandi cose in passato, da non dimenticare la fuga in Spagna del Festival più importante in Italia ed ora anche in tutta Europa, stiamo parlando del Rototom Sunsplash, e la colpa di questa fuga si sa di chi è stata, poi ci sono altre realtà molto ben avviate nel corso di più di un decennio, sto parlando del Garange Festival in Francia, poi c’è il Summerjam Festival in Germania, il Reggae Jam, il Reggae Geel in Belgio, tutte bellissime realtà.
Cosa ne pensi del Reggae Revival?
Il Reggae Revival? spero che non sia un nuovo stile reggae, dato che di generi già ce ne stanno 18 (elencarli tutti? mi sembra più che utile come guida portatile: Ska, Rocksteady, Early Reggae, Roots, Militant Roots, Rockers, Dj Style, Nhayabinghi, Dub Poetry, Dub, Lovers, Lovers Roots, Lovers Rock, Dancehall, Bushment, Ragamuffin, Dub Step, New Roots); dipende cosa si intende per Reggae Revival, se ascoltare canzoni anni ’70 o anni ’80 o ancora prima col periodo Studio 1 di Coxsone Dodd o Treasure Isle di Duke Reid, o ska e rocksteady, se tutto questo è Revival allora lo adoro, lo amo e lo faccio ascoltare quasi in tutta le mie selezioni.
Qual’è stato il festival/show che ricorderai per sempre?
Senza alcun dubbio lo storico concerto della mia vita sarà quello di Bob Marley & The Wailers allo Stadio Comunale di Torino quel sabato 28 giugno 1980, una data impressa direttamente nel mio dna, davanti a più di 70.000 persone sono affetti ed emozioni indescrivibili se uno non l’ha mai provato. Ma anche da ricordare il mio primo concerto assoluto della mia vita sulla spiaggia di Castelporziano vicino a Roma, il 19 luglio 1979 quando vidi Burning Spear.
Per quanto riguarda invece il festival, anche quì risposta praticamente confermata ed è stato il “Reggae Sunsplash ’92” a Montego Bay in Giamaica, ma quì l’atmosfera era molto ma molto diversa e ci vorrebbe un capitolo apposito per raccontare tutte le avventure e disavventure su quando una persona dal cuore che batte reggae da sempre, si trova in certe situazioni che non ha mai potuto lontamente pensare che accadessero e in Giamaica sono accadute.
L’emozione di incontrare tantissimi artisti nell’abbonamento VIP che feci per il festival, dato che non costava tanto, sono stato in compagnia di Leroy Sibbles, Dennis Brown, Sugar Minott, Freddie McGregor, Delroy Wilson, John Holt, Pat Kelly & Techniques al completo, Mighty Diamonds, Leroy Smart e tanti altri.
Oggi come oggi il vinile, nonostante l’invasione della musica digitale, rimane uno dei supporti maggiormente usati ed apprezzati. Qual’è il disco più raro che hai?
Di dischi rari ce ne ho davvero tanti, in tutti suoi formati, 45 a 7″, 45 a 12″, 45 a 10″ e poi gli album; posso scriverne alcuni:
Royal Rasses – Ain’t Nobody Here But Me
Burning Spear – The Sun
Johnny Osbourne – Inflation
George Nooks – The Creator
Bim Sherman – Slummy Ghetto
Mighty Threes – Sata
poi ci sono i discomix dello Studio 1 come:
Heptones/Dillinger – Got To Fight On
Cornell Campbell/ Dillinger – Ten To One
Owen Gray/Jah Jesco – Ballistic Affair
Alton Ellis/Brigader Jerry – I’m Just A Guy
Ultima domanda: hai in preparazione un nuovo libro che uscirà tra un anno, qualche anticipazione?
Certo che si, dunque sto scrivendo il terzo libro ed uscirà in concomitanza di due grandi eventi che hanno caratterizzato tutta la mia vita: il primo motivo è il 40° anniversario dell’uscita dell’album di Bob Marley & The Wailers “Exodus”, album che ha iniziato il mio lunghissimo percorso di appassionato, cultore, radio speaker, dj, scrittore; ed il secondo è il mio 40° anniversario di missione reggae (1977-2017). Il libro sarà intitolato “Febbre a 33 giri”.
Grazie mille per la tua disponibilità! Un saluto dalla crew di Er!
È stato un vero piacere per me condividere questo spazio e sarebbe bello ancora parlarne in dibattiti e discussione dal vivo, magari succeduti da session live con selezioni prelibate per tutti coloro che hanno nel loro cuore una musica chiamata Reggae.