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I Raging Fyah pubblicano Everlasting: la recensione

È un disco fortemente roots quello proposto lo scorso maggio dai Raging Fyah. E non poteva essere diversamente visto che la band giamaicana è tra quelle inserite nel così detto movimento del reggae revival. La formazione composta da Kumar Bent, Courtland White, Anthony Watson, Demar Gayle e Delroy ‘Pele’ Hamilton ha proposto Everlasting, questo il titolo del disco, pubblicato il 27 maggio in digitale e disponibile in copia fisica solamente dal 24 giugno.

Un album, il terzo per i Raging Fyah, rilasciato per la Dub Rockers uno dei filoni della prestigiosa Vp Records. Al suo interno contiamo un totale di tredici tracce dove troviamo alcuni pezzi già noti ed alcune interessanti collaborazioni. È proprio la title track, Everlasting, ad aprire il disco: capiamo sin da questa prima traccia che abbiamo in mano un piccolo grande capolavoro. È questo il reggae che ci piace, quello che parte dalle radici e che offre un sound puro senza alcuna contaminazione: fiati da far paura, percussioni di sottofondo ma sempre protagoniste ed un testo rivolto all’amore verso Jah, accompagnato dalla voce di Bent che lascia i brividi. Potremmo fermarci a questo primo brano per essere già convinti di acquistare il disco senza tanti ripensamenti.

Se, invece, avessimo ancora qualche dubbio, con Justice troviamo la conferma: brano potente che chiede giustizia e parità di diritti. Se nella precedente traccia ci si rivolgeva a Jah, qui si citano Cristo e Marcus Garvey e, senza accorgersene, ci ritroveremo a cantare un ritornello che facilmente entra in testa: “What you think what you think about justice, what you know what you know about Love”.  Terza traccia del disco è Live Your Life che è stato il secondo singolo di lancio e che propone le prime collaborazioni: insieme ai Raging Fyah troviamo le voci di J Boog e Busy Signal, in un vero e proprio inno alla vita.

Tra i brani che avevamo già ascoltato prima del rilascio di Everlasting, ci sono anche Ready For Love, una lover tune come già possiamo intuire dal titolo, e Raggamuffin, altro brano in cui spiccano le percussioni e dove giocano un ruolo fondamentale le chitarre. Oltre ad essere stato il primo singolo di lancio, Raggamuffin venne inserito nella compilation Reggae Dubs And Dabs lanciata da Dub Rockers nella scorsa primavera.

Ad intervallare i brani sopra citati, troviamo Dash Wata e Humble. La prima propone sonorità rilassate, le tipiche da “dondolio” reggae che tutti si aspettano quando hanno in mente il reggae. Una canzone che, in molti, hanno già definito adatto per uno spot promozionale per il turismo giamaicano: Oh la la la, recita il brano mentre noi, con la mente, siamo già proiettati su una delle splendide spiagge dell’isola a sorseggiare del tipico rum. Humble invece ha un sound più movimentato ed una melodia più potente dove, alla voce di Bent, si aggiunge quella di Jesse Royal.

Arriviamo così alla seconda metà del disco dove, come ottava traccia, troviamo Try Again: brano fortemente motivazionale che invita a non mollare e provarci ancora. Al notevole testo si aggiunge un assolo di Demar Gayle che con la sua tastiera riesce a donarci forti emozioni mentre Bent continua a ripeterci “try again rise again“. Da brividi anche la traccia successiva Get Up che si apre con una emozionante intro di violino e che prosegue con un testo e una vocalità impressionante. Con Would You Love Me facciamo un salto indietro nel tempo, esattamente agli anni ottanta, con strani effetti synth che lasciano numerosi dubbi su questa traccia che vede anche la presenza di Busy Signal.

Dalla poco convincente traccia precedente, ci riprendiamo con Happiness: canzone leggera e armoniosa con voci di bambini usate come coro. Arriviamo a Wondering che pone le sue attenzioni sugli sbagli commessi dai leader mondiali: “voglio parlare con il capo, quello che fa girare il mondo nel caos” canta inizialmente Kumar Bent che nel ritornello si chiede “come abbiamo fatto ad arrivare al punto di chiederci dove abbiamo sbagliato?“. Un brano che sembra così negativo, dove si mette in risalto una società che gira armata o dove si ignora il pianto di un bambino che va a dormire affamato, ma che lascia aperta una via d’uscita, un futuro più luminoso che il mondo sta attendendo. Everlasting si chiude con Getting Dread dal suono profondamente roots che mette la parola fine su un disco che si candida come uno dei migliori dell’anno.

Chiudiamo la recensione con una domanda, rivolta in particolar modo a chi organizza le migliaia di serate e festival reggae in Italia: perché un gruppo così non è ancora arrivato ad esibirsi in Italia?

cover-everlastingTracklist Everlasting

01. Everlasting
02. Justice
03. Live Your Life feat. J Boog & Busy Signal
04. Dash Wata
05. Ready For Love
06. Humble feat. Jesse Royal
07. RaggaMuffin
08. Try Again
09. Get Up
10. Would You Love Me feat. Busy Signal
11. Happiness
12. Wondering
13. Getting Dread

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