Durante La Tempesta dub Festival, la serie di date per celebrare il debutto dell’omonima etichetta, abbiamo incontrato Forelock che ci ha presentato il disco Zero, primo album di Forelock & Arawak uscito il 4 dicembre. Un’intervista in cui, oltre a parlare del nuovo lavoro discografico, sono state affrontate altre tematiche come l’incontro con Paolo Baldini, la collaborazione con gli Steel Pulse e tanto altro.
Qui di seguito la video intervista, a cui segue la trascrizione, a cura di Francesco Palazzi. Riprese di Valeria Fattori.
Francesco: Partiamo subito dal tuo nuovo album ‘Zero’ che uscirà il 4 dicembre. Cosa possiamo aspettarci?
Forelock: Beh, potete innanzitutto aspettare il 4 dicembre e comprarlo e sentirlo. La mia esperienza su questo disco è stata un po’ particolare, nel senso che abbiamo iniziato a lavorarci un bel po’ di tempo fa, e da quando abbiamo iniziato a lavorare su questo disco a quando effettivamente è stato chiuso sono cambiate tante cose, anche a livello di gestione della nostra formazione, dei nostri obiettivi, se vogliamo anche un po’ di generi musicali ecc. In questo senso anche l’incontro con Paolo è stato più che fondamentale, perché una mente esterna che ascolta con un orecchio esterno una band che comunque ha già un bel po’ di esperienza, e quindi ha consolidato un po’ il suo gusto musicale, riesce a trovare le soluzioni migliori anche analizzandole dall’esterno, che non è una roba facile. Quindi di questa cosa dobbiamo davvero tanto a Paolo. Vi potete aspettare un disco secondo me maturo, se posso azzardare, dove al suo interno contiene delle collaborazioni importanti perché ci sono un paio di featuring particolari, in particolare con dei capostipiti di questa musica qua. Uno –posso dirlo– è un pezzo che abbiamo fatto insieme agli Steel Pulse, riproponendo un brano già noto, che è ‘Ravers’, ri-cantato, ri-registrato, ri-suonato, con degli inserti che sono un po’ più cose che ci appartengono. Quindi è stato un miscuglio di ciò che è arrivato dalla musica reggae nel momento in cui è nata a quello che invece siamo arrivati noi, abbiamo riproposto con la nostra esperienza..
Paolo Baldini:.. con la approvazione del diretto..
Forelock:.. interessato, David Hinds, che ha partecipato nel momento in cui ha sentito la proposta musicale ha detto “Ah, buono. Figo, facciamolo”. Quindi per noi è stato sicuramente un motivo di orgoglio, ed è per questo che mi permetto di dire un disco maturo. All’interno di questo disco si trovano tante sfumature di sonorità, nonostante si consolida un po’ l’appartenenza alla musica roots, alla musica reggae che piace a noi. Vi potete aspettare quello che effettivamente siamo diventati. Credo che sia abbastanza il riflesso di quello che Forelock & Arawak è diventato oggi.
Francesco: Però perché il brano ‘Ravers’ degli Steel Pulse in particolare? Cosa c’è dietro a questa scelta?
Forelock: Allora, in realtà è stata una scelta diciamo un po’ vincolata anche a una questione di leggerezza, perché nel momento in cui diciamo “Ok, facciamo un pezzo degli Steel Pulse” Steel Pulse è ovvio che sono portatori di robe abbastanza importanti a livello di messaggi che hanno portato avanti nella loro storia, però ‘Ravers’ è quello che un po’ ha caratterizzato la “festa”, no? Quello che la musica reggae è diventata all’interno delle dancehall, all’interno delle yard. Quindi noi ci sentiamo un po’ ravers, perché noi abbiamo iniziato a fare questa musica perché ci ha fatto innamorare, ci ha un po’ catturato, e ci ha catturato per questa sua forza di coinvolgimento che parte dal divertimento, dall’essere una musica da ballo; e poi si sviluppa nelle sua varie sfumature. Però ‘Ravers’ è stata una scelta proprio mirata per la sua leggerezza per il suo essere così.
Francesco: A proposito di collaborazioni, hai collaborato con nomi molto importanti della scena internazionale come Chaka Demus, Derrick Morgan, Tippa Irie, Jahcoustix, Macka B. Cosa ci puoi raccontare di questi artisti?
Forelock: Vi potrei raccontare un sacco di cose. Quello che ho, a parte Jahcoustix, che è un artista tedesco, tutti gli altri hanno qualcosa che li caratterizza e che li rimanda alle loro tradizioni, alla tradizione jamaicana. In particolare questa curiosità nel vedere come una band o un progetto musicale europeo riesce magari a riproporre delle sonorità che a noi storicamente non appartengono.. e le esperienze più belle che abbiamo vissuto con loro, con questi artisiti, in particolare con Michael Prophet, Brigader Jerry sono state.. una volta arrivati in Europa sentivano suonare una band e le risposte erano “Oh. Ma voi da dove venite?”. C’è sempre stato un po’ di stupore in questa scoperta da parte del jamaicano che viene in Italia e sente una band che suona reggae diciamo in maniera decente.
Francesco: Oltre a queste varie collaborazioni c’è anche l’ormai collaudata collaborazione coi Mellow Mood: ci saranno anche loro nel disco?
Forelock: Beh.. ci sono..
Paolo Baldini: Ci sono, inevitabilmente (ridono), addirittura nella figura di discografici
Forelock: Ahiahiahi (ridendo). Effettivamente sì. Ci sono anche se guardano da dietro un po’ più in alto.. e approvano. Questa è stata la loro collaborazione. Ci siamo instaurati come due progetti musicali che collaborano tantissimo, quindi essere separato è ormai una cosa abbastanza difficile. Tant’è che quando sono arrivate delle richieste di produttori che volevano farci cantare su dei riddim ci siamo trovati a cantare insieme. Insomma, ci si cerca a vicenda perché c’è una forte stima reciproca in realtà, oltre che una grandissima amicizia. Nel disco in particolare non c’è un featuring con loro, però ci sono dento.