Reduci dalla pubblicazione di Conscience, il loro quarto disco rilasciato lo scorso 5 maggio, abbiamo intervistato i Quartiere Coffee, band toscana ed una delle più belle realtà del reggae nostrano.
Ciao ragazzi e benvenuti su eventireggae.it
Big up Danilo!
Partiamo subito parlando del vostro ultimo disco, Conscience, uscito qualche settimana fa. Come reputate il lavoro che ne è uscito da questa produzione? Ne siete soddisfatti?
Siamo felicissimi del lavoro uscito, sia del nostro prodotto, (gli arrangiamenti, i testi…) che le produzioni, sia Baldini che Pisanelli. È stato forse il disco che ci ha occupato più tempo degli altri per la scrittura e la post produzione, ma finalmente abbiamo un disco che ci rispecchia al 100%
Questo rappresenta il vostro quarto disco ed esce a quattro anni da Italian Reggae Familia. Quante cose sono cambiate da allora? Come vi sentite adesso?
Eh si, abbiamo raddoppiato il canonico biennio che separava una lavoro dal precedente. È cambiato tantissimo se non tutto. La perdita di Gianluca, la rottura con Tommaso…ci siamo tirati su le maniche come si dice e siamo ripartiti da dove avevamo lasciato…un disco in sospeso e la voglia di raccontarci. Sicuramente questo ci ha dato stimoli in più per proseguire il nostro cammino che va avanti ormai da 13 anni.
Un’altra particolarità di quest’album è che è completamente cantato in inglese: proprio qualche tempo fa si parlava sui social del fatto che in Italia si tende spesso ad accantonare la nostra lingua in favore dell’inglese. Come la vedete voi?
Ci siamo avvicinati nel corso del tempo alla totalità dell’inglese, in Italian reggae familia erano 2 i brani in italiano. Per come la vediamo noi…siamo cittadini del mondo e parliamo al mondo, la lingua internazionale ormai è l’inglese e l’abbiamo scelta per far capire a tutti quelli che ci ascoltano il significato dei nostri testi.
Che idee vi siete fatti della scena reggae italiana?
Ormai sono diversi anni che militiamo nella scena e posso dire che purtroppo viene data sempre meno importanza alle band, un po’ per ragioni economiche (un dj o un cantante costa meno di una produzione di 8 persone) un po’ per mancanza di volontà nel promuovere gli artisti italiani.
Sono ormai più di dieci anni che portate al mondo la vostra musica e il vostro messaggio… avete ricordi particolari di qualche concerto/festival che vi ha segnati positivamente?
Di concerti ne abbiamo fatti a centinaia e posso dire che tra le esperienze che ricordiamo di più sono state l’Heineken Jammin Festival prima di Vasco Rossi, dove tutti ci intimorivano riguardo ai fan di Vasco (vi tireranno di tutto sul palco) e invece noi siamo riusciti a coinvolgerli e a far cantare pure le nostre canzoni. Un’altra prima di Julian Marley, dove la band, senza averci visto ma soltanto sentito da dietro al palco, ha chiesto all’organizzazione se eravamo Jamaicani .
A quali artisti/cantanti traete maggiore ispirazione?
Abbiamo avuto sempre ascolti vari, non posso dire di ispirarci direttamente a qualcuno, sicuramente tra gli ascolti preferiti ci sono Black Uhuru, Bob Marley, Dennis Brown, Protoje, Chronixx.
Tornando a parlare del making of di Conscience, sappiamo che avete avuto a che fare con Paolo Baldini per la realizzazione di alcune tracce presenti nella lista. Da dove nasce il vostro incontro?
Abbiamo cercato Paolo per iniziare un nuovo lavoro, per darci una spinta in più per ripartire. Sono stati i primi due singoli usciti dal suo banco “We are” e “Sometimes”
Quali sono i vostri progetti per il futuro?
Per ora suonare e promuovere il nostro nuovo disco e crescere artisticamente per dare più spazio alla nostra musica ed al nostro messaggio.
Grazie per il vostro tempo.
Grazie a voi!