Lo scorso 14 ottobre usciva il nuovo album dei Radici nel Cemento dal titolo “7” (leggi recensione) che ha segnato il ritorno discografico della band romana. Noi abbiamo voluto intervistare questi ragazzi e in collegamento audio abbiamo avuto il piacere di fare una bella e lunga chiaccherata con Giuliobass aka Giulio Ferrante. Qui di seguito trovate sia l’intervista in formato audio che scritta.
EventiReggae: Per le interviste di eventireggae.it, oggi abbiamo qui con noi Giulio in rappresentanza dei Radici Nel Cemento. Innanzitutto un saluto e benvenuto su eventireggae.it.
Giuliobass: Da qui un saluto a voi, un saluto a te Andrea e a tutti quanti gli ascoltatori e i visitatori del sito di eventireggae.it perché è importante creare un bel collegamento tra tutte le realtà reggae che ci sono nella penisola perchè il reggae mette in comune delle cose basilari per tutti quelli che lo seguono, perciò è una grande cosa e molto bella quella che fate voi di tentare di tenere tutto insieme.
E: Grazie mille. Insomma qui abbiamo Giulio uno dei membri di questa band romana. Siete usciti lunedì con il vostro nuovo album, esattamente il 14 ottobre, si intitola “7”. Io volevo subito sapere se avete avuto già qualche riscontro. Io ho ascoltato il disco e ho fatto anche la recensione e sono rimasto davvero colpito da come si possa fare ancora buona musica nonostante siete sulla scena da venti anni. Quindi complimenti.
G: Ti ringrazio. Grazie mille. Si, noi proprio quello tenevamo a fare, ci tenevamo a fare in modo che si sentisse che abbiamo tanta voglia di suonare, di fare bella musica, la più bella che noi siamo capaci di fare ovviamente. E quindi ci siamo impegnati molti e mi fa piacere che questo esca fuori e che chi come te che di reggae ne mastica a bizzeffe, insomma un complimento del genere ci fa davvero molto piacere perché ci abbiamo messo un bel po’ di fatica per farlo e anche un bel po’ di tempo. Siamo stati parecchio attenti a dettagli che magari in altre occasioni, per diversi motivi, non siamo stati in grado di fare. Invece questo disco secondo me è molto curato da un punto di vista musicale e quindi siamo molto contenti che questa cosa esca fuori. Prima di tutto uno mentre lo ascolta, magari non con molta attenzione, riesce comunque a godersi la musica e se è passato questo, il primo gol è fatto.
E: Hai parlato di tempi di realizzazione. Quando è nata l’idea di mettere insieme questo lavoro e quanto è durato più o meno il lavoro di 7?
G: In realtà l’idea parte da molto lontano perché l’ultimo album dei Radici nel Cemento, prima di questo qui, era del 2008/2009 ovvero “Il Paese di Pulcinella”, quindi ne è passato di tempo. E già dopo un paio di anni dall’uscita di quel disco, sentivamo l’esigenza di farne un altro per rimanere sempre aggiornati e vivi. Però abbiamo voluto dare la precedenza al disco live che ci sembrava opportuno fare, perché era tanto tempo che volevamo farlo e non ci eravamo mai riusciti, perciò per farlo bene abbiamo registrato tanti concerti, abbiamo rivisto bene le parti in studio nel senso che abbiamo dovuto scegliere…quando registri quattro-cinque concerti e poi devi scegliere il pezzo migliore, mamma mia…abbiamo dovuto fare parecchi ascolti, giornate e giornate di ascolti. Quindi ci siamo prima dedicati molto al disco live che infatti è uscito due anni fa e si chiama “Fiesta!” e comprende le maggiori hit del gruppo con alcuni pezzi nuovi e le cover principali che ci teniamo a fare dal vivo. Questo qui è uscito nel 2011, dopo di che abbiamo ripreso il discorso dell’album da studio quindi con brani originali che avevamo in cantiere già da prima e abbiamo ricominciato a lavoraci su e vista anche un po’ l’età nostra e quindi il fatto che intorno ai 40 anni gli impegni non mancano anche al di fuori della musica, tra lavoro e famiglia, i tempi sono stati un po’ lunghi che abbiamo però sfruttato per fare le cose con maggiore attenzione possibile. Durante il 2012 abbiamo provato in sala i primi pezzi nella maniera più grezza e poi il vero lavoro del disco è stato fatto durante il 2013: primavera 2013 abbiamo registrato, inizio estate abbiamo cominciato a mixare, durante l’estate a causa del tour abbiamo staccato un po’ e a fine estate abbiamo riascoltato il tutto e abbiamo masterizzato…ed eccoci qua.
E: L’uscita che combacia nel ventennale è stata una scelta, una cosa voluta o semplicemente una combinazione. Insomma un disco che vuole omaggiare e celebrare il ventennale oppure…
G: Direi una semplice combinazione. Anche perchè questa storia del ventennale è un po’ ambigua nel senso che noi come è gruppo siamo nati ufficialmente nel 1993, è vero. Nel ’93 abbiamo assunto la formazione stabile, abbiamo iniziato a lavorare sui primi nostri pezzi. Però la realtà è questa e cioè che noi il primo concerto dal vivo lo abbiamo fatto nel ’95 e il primo disco lo abbiamo registrato tra il ’95 e ’96. Non dico le cassettine, sai a quei tempi ancora uscivamo con cose del genere che magari qualche ragazzino di oggi stenta a capire di cosa parliamo. Fino al 95′ non eravamo usciti se non con cassettine e registrazioni del genere. Diciamo quindi che il vero ventennio, anche se questa parola ogni tanto qualche reminiscenza negativa, il ventennio dei Radici in realtà, da un punto di vista pratico, nasce nel 95′ come gruppo nasciamo nel 93′. Perciò abbiamo questi due anni da giocarci per il ventennio. Abbiamo cominciato con questo disco e potremmo chiuderlo con il prossimo tra due anni, quindi chiudere davvero vent’anni di vita del gruppo con un altro disco ancora.
E: Tra l’altro il 1995 è stato anche l’anno in cui avete preso definitivamente il nome attuale. Se non ricordo male inizialmente eravate Roots in Concrete. A questo punto ti voglio chiedere: le prime cassette uscirono con il nome iniziale o con il nome attuale?
G: No con il nome iniziale Roots in Concrete che ovviamente vuol dire radici nel cemento. La questione era che noi all’inizio ci siamo fatti prendere parecchio dai contenuti, dall’ambiente culturale della musica reggae perciò a quell’epoca specialmente, dove in Italia erano pochi a fare musica reggae, a parte Pitura Freska, Africa Unite, Almamegretta, Villa Ada a Roma e i Sud Sound System. A parte questi non c’era molto altro e noi guardavamo parecchio all’estero e quindi l’ambito culturale era in lingua inglese. Per quello sia il nome del gruppo che le prime canzoni sono state scritte in inglese e pensate in inglese. Poi quando siamo entrati in contatti con la Gridalo Forte Records che è stata l’etichetta che ci ha fatto fare i primi due dischi e che quindi ci ha fatto fare il primo salto nel ’95, quando ci ha visto dal vivo e ci ha proposto di fare il disco, li siamo partiti con la fase due del gruppo. In quell’occasione ricordo molto bene che loro della Gridalo Forte Records insistevano, non dico per farci abbandonare l’ inglese, ma che limitassimo l’utilizzo della lingua inglese a favore della lingua italiana perché nella filosofia della loro etichetta la cosa più importante era comunicare anche i contenuti. Per comunicare bene i contenuti in Italia, specialmente vent’anni fa, era probabilmente necessario comunicarli in italiano, mentre magari adesso si può sperare anche di comunicare in inglese.
E: Una bella cosa sapere anche questi piccoli particolari per chi come me, non ha vissuto quell’epoca in prima persona, sono abbastanza inediti.
G: Un periodo molto bello e ti dico la verità …all’inizio mi ricordo uscimmo insieme con un audiocassetta nostra che era il nostro demo che il logo lo fece un amico nostro che era bravo a disegnare, il famoso elefantino che poi è rimasto il marchio di fabbrica, ma tutto il resto lo feci io a mano perchè ero l’unico che aveva una bella calligrafia, perciò ci sono tutti i testi le parole, tutto scritto a mano, minuscolo nello spazio della grafica della cassetta. Mi sono andato a comprare apposta una doppia piastra a cassetta e le cassette buone per registrare tante copie e mi ricordo nottate passate, mentre ascoltavamo altra musica, a fare queste cassette mano a mano, fotocopiare le grafiche e poi colorarle. Una cosa allucinante…una cosa che adesso farebbe proprio sorridere se non ridere a crepa pelle. La cosa divertente è che nello stesso momento uscì il nostro demo su cassetta e una cosa su cassetta della Villa Ada e una cassetta famosissima dei One Love Hi Power con i primi pezzi cantati anche dai vari personaggi che giravano a Roma in quel periodo li, proprio gente che è anche un po’ sparita ma che ha fatto come dici tu un pezzetto di storia. Dopo vent’anni, bene o male, un po’ di storia la fai e se tu ci sei, qualche cosa combini.
E: Torniamo un po’ ai nostri tempi e questo nuovo disco. E’ il settimo vostro album..è questo il motivo per cui lo avete chiamato 7 o ci sono anche altri motivi?
G: Guarda, mi piacerebbe fare il guru misterioso però in realtà il vero motivo cardine che a noi Radici nel Cemento ci piace molto, quando si tratta di decisioni che sono simboliche per il gruppo, la nostra filosofia è: o siamo tutti d’accordo o sennò troviamo qualcosa che ci metta d’accordo. Per farti capire: quando era il momento di scegliere il titolo, ognuno ha portato un po’ di proposte ma nessuna andava bene a tutti. Alla fine, mi sembra proprio io me ne uscii con il numero e dissi “ragà, facciamo così: scegliamo un bel numero particolare che si adatta e diamogli un numero a questo disco“. Sai, i Beatles hanno fatto il disco bianco e noi gli mettiamo un numero e quindi abbiamo scelto 7 perchè è il nostro settimo album, perchè siamo sette sul palco nella maggior parte dei casi, è un bel numero primo e rimanda a tante cose simpatiche. Ma niente più di questo.
E: A proposito di 7, il singolo Movimento Lento è uscito il 7 ottobre. E’ stato il terzo singolo di 7 dopo Libera e Tuta e Pigiama…volevo chiederti: come vengono scelti i singoli che anticipano un album.
G: In realtà Movimento Lento è il quarto singolo perchè già tre anni fa, quando ci fu tutta la battaglia per l’acqua pubblica, noi partecipammo con il pezzo “L’Acqua” che scrissi io in quel periodo per partecipare a questa cosa. Perciò insieme agli altri due pezzi, uscì anche “L’Acqua” perchè volevamo contribuire fattivamente a questa cosa dal nostro punto di vista, nel nostro modo di fare quindi con la musica. Come vengono scelti? Dipende un po’ dalle situazioni: in questo caso qui abbiamo scelto tra pochi brani. La scelta non era molto vasta perchè tanti dei pezzi sono stati finiti solo quest’anno; tra quei pochi che c’erano comunque volevamo far vedere che stavamo lavorando e l’unico modo che hai è far vedere che ci sei e quindi ogni tanto tirar fuori qualcosa di nuovo. Fino ad adesso abbiamo fatto uscire questi pezzi: L’Acqua per quel motivo li, Libera e Tuta e Pigiama perchè non ce n’erano molti altri e questi qui ci andava bene farli ascoltare e perchè comunque ognuno di questi porta con se un colore dei tanti che noi cerchiamo di mettere nella nostra musica: c’è la parte militante che viene espressa con un pezzo come L’Acqua, una parte un po’ più riflessiva su una tematica come il razzismo espressa da Libera, in maniera molto leggera non particolarmente militante e poi c’è Tuta e Pigiama che fa parte della categoria dei pezzi “da ridere”, dove la buttiamo semplicemente a ridere prendendo un modo di fare abituale o cose del genere. Quindi anche qui non c’è un motivo particolare, a parte per L’Acqua, però ognuno di questi pezzi risponde ad una tematica e ad un modo nostro di essere da un punto di vista musicale. Poi nel disco ce ne sono tanti altri che la gente che lo ascolterà avrà modo di sentire e valutare.
E: Io che lo ho ascoltato giù più volte capisco quello che dici. Ci sono delle canzoni che vanno dal reggae militante a canzoni anche più spensierate come la Skampagnata che ha questo ritmo un po’ particolare Ska con un tocco che richiama, non so, quella musica da balere dove si suona con l’orchestra….
G: Certo certo, perchè quel pezzo in realtà prendiamo spunto da uno stornello e gli stornelli alla fine sono molto banali, hanno quella forma che è simile un po’ ovunque nello stivale. Effettivamente rimanda parecchio al sound da balera.
E: A me è piaciuto molto questa alternanza tra tematiche importanti….voi siete un gruppo che già dagli inizi siete vicini a tematiche forti, mi ricordo nel vostro primo album c’era già una canzone che parlava di pena di morte. In questo album addirittura sono una serie di canzoni in stile reggae militante, come hai detto te per esempio L’Acqua. La canzone che mi ha colpito di più è stata La guerra di Tore: come nasce questa canzone, è ispirata a qualcosa?
G: Guarda questa canzone l’ha scritta RastaBlanco (Giorgio) e sicuramente prende spunto da una vicenda particolare che mi ricordo anche io: ci fu un soldato di nome Salvatore, mi pare di origine sarda, che purtroppo è morto in Afghanistan. C’era tutta la solita vicenda di questo ragazzo e si metteva in luce il fatto che era una persona che voleva fare quello che ha fatto, in buona coscienza. Credo venga da li tutta questa storia, poi magari quando ci sarà occasione di parlare con RastaBlanco ve la potrà spiegare molto meglio anche lui.
E: Adesso voi vi apprestate ad inizia il vostro tour. Il 9 novembre sarete all’Orion Club di Roma e presenterete il disco dal vivo. In questa serata c’è anche una bella iniziativa: insieme al biglietto d’ingresso sarà regalato l’album 7. A mio avviso è una bella iniziativa, in un periodo in cui si è perso un po’ il valore del disco fisico e a tal riguardo volevo chiederti, rifacendosi anche a quanto detto prima, come vi trovate oggi a relazionarvi con il digitale, voi che comunque avete vissuto a pieno l’era del cd fisico, la musicasetta se non il vinile, mentre oggi riesci a trovare tutto in rete…vai su Spotify, vai su Youtube. Un tuo parere su questo argomento.
G: Guarda, in due parole due, perchè l’argomento è veramente vastissimo e si può stare giorni a parlarne. Uno: tutte queste innovazioni comunque sono inarrestabili, non è che si può pensare di dire “no questo non va”. Due: di ogni cosa si possono trarre i vantaggi e una volta che si capisce quali sono i vantaggi e quali sono i limiti di certi mezzi, come ad esempio la musica in digitale, la musica in rete…allora ci si può dedicare a perseguire anche quella strada per quelli che sono i vantaggi, dopo di che arrivati al limite chiudere, invece non rinunciare per forza a cose che possono sembrare passate, come ad esempio il cd fisico, perchè in realtà secondo me essendo una cosa fondamentalmente diversa e non per forza passata, quindi vecchia, quindi superata, quindi che non serve più ma diversa. Perciò cercare di trasportare nella cosa fisica, cioè nel cd, il meglio di quello che viene saltato nel digitale. Ad esempio noi per questo disco, abbiamo speso dei soldi per fare una buona grafica perchè ci interessava, altrimenti avremo potuto benissimo mettere una bella foto sulla copertina, due colori di fondo e via. E invece no, abbiamo proprio chiesto ad un grafico che è un artista, di darci una mano e siamo veramente fieri della grafica che ha questo disco perchè ci piace molto, ci piace molto maneggiarlo, toccarlo, vedere come sono stati realizzati i colori e i vari dettagli all’interno del disco, i testi con dei piccoli disegnini. Insomma è una cosa differente da vederlo in rete. In rete vedi il loghino, il nome, senti, ascolti poi magari passi avanti. Sei un po’ più distratto, si va un po’ più un superficie in rete che può andar benissimo per essere veloci e velocemente passare da un gruppo all’altro e ascoltare più cose, ma quando magari a casa o in macchina, uno si vuole ascoltare per bene una cosa…un bel cd con la sua grafica con tutti testi, con tutto quanto li, fatto bene, carino…è un’altra cosa. Secondo me è un’altra cosa, secondo noi è un’altra cosa e per questo lo abbiamo fatto anche quando qualcuno ci consigliava di puntare sull’innovazione, magari di stampare solo delle penne USB…sinceramente a me è venuta un po’ la pelle d’oca questa cosa della penna USB. Ma perchè? Semmai dopo un po’ mettiamo qualche brano scaricabile dal sito e ognuno se li scarica…ma il cd è bello. Sarò vecchio, forse..non lo so..ma non credo..credo che ci sia ancora chi sa apprezzare la differenza della cose: si apprezza la musica in rete, si apprezza tutto quanto però apprezzare anche un bel cd, fatto bene è un’altra cosa. Io personalmente vado ancora a comprarli i cd, quando posso, quei cd che magari prima grazie a Spotify o grazie ad altri sistemi del genere, ho selezionato perchè ho detto “questo artista mi interessa molto, questo disco mi sembra ben fatto. Ok, me lo vado a comprare”.
E: Sono d’accordo. Ti parla uno che mentre era qui ad attenderti stava ascoltando un vinile. Anche l’essenza di alzarsi e ogni volta girare dal lato A al lato B. E’ anche questa la cosa bella della musica, la fisicità..l’avere un lp…
G: Si la fisicità! Bravo, hai detto bene. La parola chiave secondo me del prossimo futuro, da mettere in relazione con la rete con il virtuale è la fisicità, cioè guardare le persone, ascoltare le loro parole, parlarci guardando immediatamente l’espressione del viso, consegnare qualcosa a qualcuno e non semplicemente chattare al volo e passare un link, capisci? La fisicità effettivamente è una cosa molto importante perchè nella fisicità si esalta l’umanità, nel senso proprio l’essere umano, le persone, le varie cose che ci contraddistinguono da un programma virtuale. La fisicità è veramente importante. Secondo me la formula più o meno giusta per maneggiare il tutto è quanto più tempo passo nel virtuale, in rete, quanto più mi affido alla rete, tanto più devo sforzarmi di bilanciare questa cosa con la fisicità, cioè dopo che passo tre-quattro giorni in rete a chattare con tante persone, poi dopo voglio uscire voglio fare tardi con gli amici, voglio bere, voglio andare a giocare a pallone e via dicendo. L’importante è che una cosa non abbia il sopravvento sull’altra, o tra le due meglio che abbia il sopravvento la fisicità, altrimenti si finirà a fare l’amore chattando e diventa veramente tutto molto triste.
E: Chiudiamo questa parentesi. Prima di ringraziarti ti lascio la parola per dire i vostri contatti e un per dirci dove possiamo trovare e acquistare 7.
G: Ok, allora le Radici nel Cemento vi aspettano prima di tutto dal vivo, a proposito di fisicità, perchè prossimamente porteremo il nostro disco dal vivo in giro per tutta quanta la penisola. Dopo di che ovviamente esistiamo nel mondo virtuale con il nostro bel sito ufficiale www.radicinelcemento.it che stiamo rifacendo con la grafica nuova proprio in questi giorni. Siamo molto attivi sul facebook Radici nel cemento, dove tentiamo di mantenere un dialogo quotidiano e vivo con tutti quelli che chiedono informazioni su di noi e vogliono lasciare commenti. Fondamentalmente questi due sono i nostri luoghi online. Dopo di che per le altre comunicazioni c’è sempre la nostra agenzia di booking per quanto riguarda i concerti, ma noi rispondiamo volentieri, per lo meno per le informazioni, anche su facebook e nella mail del sito. Poi la nostra agenzia si occupa dei nostri tour. Null’altro, direi che la cosa più importante è la musica perciò speriamo che abbiate occasioni tutti quanti di ascoltare tanto questo disco, speriamo che lo apprezziate e poi di vedervi tutti e tutte presenti sotto il palco a ballare e sudare insieme a noi.
E: Giulio, ti ringrazio. Saluta anche gli altri ragazzi. Non mi rimane che farvi anche un in bocca al lupo per il disco e per l’imminente tour.
G: Crepi il lupo e non la lupa, come si dice a Roma. Grazie mille e ci aspettiamo di vedervi in tanti prossimamente dal vivo. Grazie ancora, un abbraccio da Radici nel Cemento. Giuliobass..Ciao!