Finalmente è uscito nelle sale italiane (anche se solo per tre giorni) Journey to Jah, il film interpretato da Alborosie e Gentleman. Ovviamente come spesso succede nei film stranieri, il titolo in italiano non è particolarmente indovinato, perchè più che un percorso nel reggae, è un viaggio nell’anima di due persone che, anche attraverso la musica, riescono a trovare un sia pur fragile equilibrio nelle loro vite.
Alberto D’Ascola aka Alborosie, e Otto Tillman aka Gentleman, raccontano questo cammino verso Jah, che è il nome che i Rasta danno a Dio, impersonificato in terra dalla figura dell’imperatore etiopico Hailè Selassie, in maniera asciutta e priva di autocompiacimento. Ed questo l’aspetto più sorprendente del film, l’umiltà e il rigore morale e fisico con il quale si sono posti i due artisti nei confronti di questa scelta. Cosa c’entrano il figlio di un emigrante siciliano nel nord Italia, e il figlio di un pastore luterano tedesco, con un mondo apparentemente lontanissimo come quello jamaicano? Due persone che oltretutto arrivano da situazioni culturali, sociali ed economiche profondamente diverse.
Con una narrazione incalzante e senza un attimo di tregua, e di questo va dato atto al regista, lo spettatore lentamente e inesorabilmente capisce che questa distanza in realtà non è così grande e viene trasportato in questa atmosfera mistica, violenta, durissima, sognante che si ritrova nelle periferie di Kingston, ma che si potrebbe trovare sicuramente nelle periferie di San Paolo del Brasile, di Johannesburg, di Città del Messico, di Parigi o nello Zen, a Scampia e Quarto Oggiaro. La differenza la fa la musica. In Sudafrica il kwaito, in Brasile il samba, e così via fino ad arrivare ai neomelodici che imperano nelle periferie italiane delle grandi città del Sud e del Nord.
Veniamo così a conoscere gli aspetti principali della vita dei due giovani, delle scelte radicali, di abbandonare l’Italia da parte di Albo, e del continuo tragitto Germania-Jamaica di Gentleman che vive a Colonia, ma che afferma di avere la sua vera casa a Kingston. Bella la scena nella quale Otto e la moglie rientrano in casa dopo una passeggiata nella neve in una valle svizzera, e cercano di ricreare, tramite la musica e la preparazione di un piatto tipico, le atmosfere caraibiche. La musica reggae fa sempre da sfondo al film, ed è scelta in maniera impeccabile, sottolineando i vari passaggi e le varie interviste a famosi artisti come Richie Stephens e Jack Radics, i quali, da punti di vista diversi, completano una perfetta visione della vita e della società jamaicana, che riflette in maniera perfetta quella che è la situazione che si trova nei paesi del cosiddetto terzo mondo, pochi ricchi, una non numerosa borghesia mediamente benestante e la parte più numerosa della popolazione che affoga nella miseria, nella fame e nella disperazione, nell’indifferenza assoluta della politica locale, impegnata ad obbedire agli ordini del fondo monetario internazionale e a proteggere se stessa e coloro che la circondano, in simbiosi ad una corruzione imperante.
Una delle cose positive degli slum di Kingston è la presenza di alcune persone coraggiose, di religione rasta, che invitano i giovani a studiare e ad emanciparsi attraverso la cultura e che li aiutano per quanto è possibile, viste anche le possibilità economiche davvero minime. E come afferma una docente universitaria della “West Indies University”, a mio avviso una delle figure centrali del film, la cosa importante non è l’emancipazione fisica, ma quella mentale. Ricordate Bob? “Emancipate yourself from mental slavery….”.
Vengono affrontati temi importanti come l’omofobia, la figura della donna, il rispetto per le persone, in modo acuto e intelligente. Molto interessante la disquisizione sulla intolleranza verso gli omosessuali e l’apparente offesa verso le donne nel ballo, diciamo più estremo, presente nelle dancehall, il cosiddetto daggering. Tutto il racconto porta poi al finale nel quale dopo lungo tempo, molte sessioni e discussioni sui principali temi della vita, si arriva alla costruzione del brano che da il titolo al film, Journey to Jah, bellissima e coinvolgente che viene presentata dal vivo dai due artisti al Summerjam del 2013, festival dedicato alla musica reggae che si svolge ogni anno in Germania. Davanti ad una folla enorme, Albo e Gentleman forniscono, cantando insieme il loro “manifesto”, una esibizione esaltante che conclude in modo splendido un film davvero molto, molto bello e assolutamente da non perdere. Thank’s a lot for the beatiful experience, Alberto e Otto!
Recensione a cura di Fat Professor
Journey to Jah
Warm and windy, it was a hazy afternoon
the road is dusty but the rain will fall soon
we are tryin’ the valley from the sun till a moon
what will we be if we just latop in a room
so many challenges are putting you to the test
driving mile after mile you’ve no time to rest
hounded devotion are you never give no less
and everyday you’re surrounded by stress
crossing border, divine is the order
now i’m on my journey, on my journey to jah jah
yoyo
and now is the time and we don’t wait no more
divine is the order, we leave and rid the border
now i’m on my journey, on my journey to jah jah
yoyo
and now is the time and we don’t wait no more no more
you movin’ hard and tryin’ everything to reach
and still you feel like you’re movin’ in a cicle of senseless
so confusing are the doctrins them teach
we no will in find no meaning in the words what we preach a preach
over the bridge you’re gonna reach a round about
there’s no sign you will find, so you must figure it out
left, right, forward and you jumping out your doubt while you travel est, west, north and south
crossing border, divine is the order
now i’m on my journey, on my journey to jah jah
yoyo
and now is the time and we don’t wait no more
divine is the order, we live and rid the border
now i’m on my journey, on my journey to jah jah
yoyo
and now is the time and we don’t wait no more no more
modern wisdom ancient philosophies, it’s your decision and you choose who you want to be
head and shoulder now we rise to our destiny
find the courage to be free
manifest jah work, we can’t deny the mistery
hafi take it further, stop repeating history
in a constant search of your lost identity,
look up ahead and you will see,
crossing border, divine is the order
now i’m on my journey, on my journey to jah jah
[yoyo]
and now is the time and we don’t wait no more
divine is the order, we leave and rid the border
now i’m on my journey, on my journey to jah jah
and now is the time and we don’t wait no more no more