La notizia ha già fatto il giro del mondo e anche in Italia se ne sta parlando tantissimo, segno di come questa sia una vera e propria svolta nel mercato della marijuana. Nasce infatti il primo brand globale di ganja ad uso ricreativo. La notizia ulteriore è che questo marchio porterà il nome di Bob Marley.
Chi meglio del re del reggae poteva pubblicizzare l’uso di erba che è stata sempre al centro della vita di Marley, sia come fonte di ispirazione dei suoi numerosi testi, sia nella sua vita privata e spirituale. E il termine pubblicizzare è proprio quello giusto: sappiamo benissimo quanto sia ricco tale mercato e la famiglia Marley ci si è buttata a capo fitto, siglando un accordo con una società statunitense di private equity, la Privateer Holding, permettendo l’uso e la figura del grande Bob per tale marchio. “Se cerchi nella storia una persona il cui nome sia associato a questo prodotto, quella persona è Bob Marley” ha detto l’amministratore delegato della società, Brendan Kennedy. Cedella Marley, la figlia maggiore di Bob, ha invece parlato così in merito all’iniziativa: “Mio padre sarebbe così contento di vedere che le persone capiscono il potere curativo dell’erba“.
Il brand avrà il nome di Natural Marley e sarà lanciato nel 2015 nei paesi del mondo dove è legale la commercializzazione di marijuana. Secondo le prime voci, la linea comprenderà oli e concentrati insieme ad altri prodotti, come creme all’infuso di marijuana e vaporizzatori per sigarette elettroniche.
Intanto dalla Giamaica giungono le prime polemiche sollevate dalla comunità rastafariana, a partire dal fatto che la sede della Natural Marley sarà a New York. Delano Seiveright, direttore del Jamaica Ganja Law Reform Coalition, ha detto di sperare che la famiglia Marley inizi a sviluppare un’industria legale della cannabis anche in Giamaica, dove il commercio di marijuana dovrebbe diventare legale il prossimo anno. Altri invece polemizzano sul fatto che degli Wailers, sia stato scelto il membro meno adatto per rappresentare l’erba sacra considerato che Peter Tosh e Bunny Wailer sono stati più attivi in tal senso.