Una delle questioni più intricate dal 1981, anno della morte di Bob Marley, ad oggi è stata quella che ha riguardato l’eredità lasciata dal re del reggae, non solo in termini economici ma anche di utilizzo del suo nome e sopratutto della sua immagine. In questi decenni ne abbiamo viste di tutti i colori con il viso di Bob che è apparso su qualsiasi tipo di gadget: dalle semplici spille, alle tazze passando a bandiere, maglie, felpe e cappellini.
Tutti che, senza alcuna autorizzazione, hanno provveduto a realizzare linee di t-shirt con Bob Marley in primo piano e ovviamente ricavando un bel profitto dalle vendite. A denunciare questa situazione sono stati i figli di Marley che negli anni hanno fondato la Fifty-Six Hope Road Music che si occupa dei diritti d’immagine del padre defunto. E tramite questa compagnia hanno iniziato, nel 2008, una battaglia legale che ha subito citato in giudizio società come la A.V.E.L.A. ed altre aziende che, secondo i Marley, avrebbero violato i diritti d’immagine con le loro vendite.
Dopo ben sette anni di lotte, è arrivata la parola finale: la corte suprema degli Stati Uniti non solo ha respinto l’appello che era stato presentato da alcune di queste aziende che ritenevano fosse legittimo utilizzare l’immagine di Bob Marley sui loro prodotti ma le ha condannate a risarcire i Marley con un milione di dollari e ha finalmente fatto chiarezza sulla vicenda, dando pienamente ragione alla famiglia del re del reggae.