Erano sette anni che Busy Signal non si esibiva negli Stati Uniti per le note vicende che lo hanno visto protagonista negli anni passati: nel 2012 venne infatti arrestato con estradizione dagli States per vicende che risalivano a ben dieci anni prima e riguardanti possesso di droga.
Da quel giorno il cantante giamaicano non ha potuto mettere più piede nel paese a stelle e strisce. Un divieto durato sette anni, poi la svolta: nei mesi scorsi, infatti, Busy Signal ha ottenuto nuovamente il visto per entrare nel paese e sui social era trapelata tutta la sua gioia per questa notizia.
Già da diversi giorni, come lui stesso ha scritto su Facebook, si trovava nella residenza dei genitori negli Stati Uniti per preparare al meglio il suo ritorno su un palco: l’appuntamento era per il 25 giugno quando si sarebbe dovuto esibire al Groovin’ In The Park di New York, festival di una giornata e che vantava un programma dove spiccavano anche i nomi di Tarrus Riley, U-Roy, Lloyd Parks, Ken Boothe, Freddie McGregor e diversi altri celebri artisti giamaicani.
Purtroppo il tanto atteso ritorno su un palco statunitense è stato macchiato da alcune spiacevoli vicende che hanno visto protagonista un incolpevole Busy Signal: dopo neanche mezz’ora di esibizione, gli organizzatori hanno deciso che il tempo a sua disposizione era finito e gli hanno staccato il microfono. Quando Reanno Glendale Gordon, vero nome del cantante, ha cercato di proseguire, è stato raggiunto da diverse persone dello staff che lo hanno accompagnato fuori.
Oltre all’artista, apparso visibilmente irritato, anche i migliaia di fans presenti hanno fatto sentire la propria voce, protestando calorosamente per la decisione di interrompere quella che fino a quel momento era stata la migliore esibizione. Proteste che si sono poi spostate sui social dove la pagina facebook dell’evento è stata presa di mira con recensioni negative.