La dura vita di un ragazzo nero nella Birmingham degli anni sessanta, le dissidie di una società razzista, ma anche le tante passioni nel cuore di un giovane: sono queste alcuni degli elementi chiave contenute in I Ain’t Mad At Ya, il nuovissimo libro di Owen Broomfield nato dalla collaborazione con la Reggae Archives Records. Per l’occasione abbiamo intervistato Owen che ci ha raccontato alcuni aneddoti inerenti a quegli anni e l’importanza della musica reggae nella sua vita
ENGLISH VERSION – VERSIONE ITALIANA
Ciao e benvenuto su eventireggae.it
Danilo! Ciao Danilo. Grazie per avermi contattato, grande rispetto. Si, sono molto onorato e benedetto.
Iniziamo parlando di quando è nata l’idea di questo libro?
Yeah, ho incontrato un paio di ragazzi, Mike e Martin da Bristol, una compagnia chiamata Reggae Archives che ricercava reggae band degli anni ’70 da Brum (Birmingham). Loro hanno organizzato un incontro tra le band, nel quale i membri erano entusiasti di contribuire alla realizzazione di un album che venne poi rilasciato nel 2015.
Ho cercato di recuperare un po’ di materiale della nostra band ma senza successo. Marin o Mike mi suggerì di scrivere un pezzo riguardante la mia band e la scena musicale di Birmingham ai tempi, quindi scrissi le sleeve notes (ndr le informazioni contenute nell’album). Dopo aver scritto quel pezzo per loro non mi sono più fermato. Poco dopo, Mike mi disse che dopo aver iniziato a leggere la parte iniziale dell’articolo, sua moglie aveva pianto. Così ho condiviso, da allora, i miei manoscritti con lui i quali portarono ad un libro.
Qual era l’obiettivo quando hai iniziato a scriverlo?
Ho grandi ricordi dei primi anni e della musica; insieme ad alcune ragioni irrisolte che ho voluto condividere – questo mi ha dato la possibilità di mettere le cose in chiaro. Sentivo anche che i miei umili sforzi erano stati notevoli e che sarebbero dovuti essere documentati.
Il libro rappresenta descrive la verità inerente i miei primi anni e ho ritenuto che se i miei figli si sarebbero potuti interessare della loro discendenza, avrebbero così avuto un punto da cui partire. Speravo anche che i miei compagni avrebbero apprezzato il flashback e che la gente britannica o straniera avrebbe apprezzato ascoltare un racconto di prima mano su come man and man reached Babylon.
In questo libro descrivi la vita di ogni giovane ragazzo afrocaraibico in Birmingham negli anni ’60 e ’70, parallelamente alla scena musicale che si stava sviluppando a quell tempo – Quanto importante e decisiva era la musica per quella generazione?
Come ho indicato nel libro, mentre la vita non era facile per le persone di colore in Aston, la generazione più anziana è riuscita a creare una comunità di vibrant music qui in Brum. I’ve indicated in the book, whilst life was not easy for black people in Aston, the older generation managed to create a vibrant music community here in Brum. Molti dei primi coloni erano musicisti che suonavano Blue Beat, Rhythm And Blues e tutte le hit popolari Motown in feste locali, pub e club; seguendo questo, l’odierno leggendario sound system è nato. Per me la musica era sempre attorno – per farla semplice: buoni amici e la musica reggae erano centrali in ogni casa giamaicana.
Per noi nati qui in Babylon, è stato un mezzo attraverso cui abbiamo acquisito conoscenza di sé, l’insegnamento dell’onorevole Marcus Messiah Garvey e dei nostri antenati in Africa; le cose che molti genitori giamaicani non credono e se lo fanno, spesso rifiutano di discuterne. Quindi nelle tradizioni dei grandi africani, la nostra musica agisce come una capsula temporale che cattura le storie le scarica nei nostri cuori, anime e menti delle generazioni future. La musica era nelle nostre case, in chiesa ed era presente in ogni evento caraibico alla quale partecipavi. La musica reggae parla dello spirito delle persone in un modo che nessun altro mezzo può raggiungere. Di conseguenza tutti vengono toccati dalla musica, che sia da un gruppo o un sound o andando in chiesa, che era un altro tipo di intrattenimento musicale.
Dicono che I ghetti siano uguali in tutto il mondo. La musica Reggae è la voce dei sufferer e questo non potrà mai cambiare. Finchè ci sarà la malvagità, povertà e crimine, avremo sempre la benedizione della musica reggae per calmare l’animo dei sufferers.
La musica dei nostri genitori è ancora rilevante oggi, e la nostra generazione ha aggiunto la nuova espressione Britannica al suono. Quella è la strada, la verità e la vita e io posso categoricamente dire senza dubbio che i giamaicani amano la loro musica.
Oltre la musica, quali erano le ambizioni, diffuse tra questi giovani ragazzi?
Ognuno aveva sogni e le nostre famiglie avevano grandi ambizioni per ognuno di noi. Come molte famiglie immigrate anche di oggi, la visione generalmente detenuta dai nostri genitori era quella di pensare che la nostra generazione aveva una possibilità in più di avere successo nella vita perché siamo nati in Inghilterra. Come giovani allora abbiamo dedicato la nostra intera vita alla musica.
Come si sviluppò la musica Reggae? Quali erano le principali band locali al tempo?
C’erano poche band ma, io suppongo, gli Steel Pulse furono I nostri ambasciatori reggae. La musica proveniente da altre rinomate band non veniva suonata nelle dance hall, ma arrivò a noi grazie alle stazioni radio. La gente era desiderosa di ascoltare il reggae beat, quindi qualsiasi cosa anche lontanamente simile alla musica bang-a-skeng-eh sarebbe stata accettata; quindi si, anche alcuni pezzi commerciali vennero apprezzati.
Per essere onesti c’era una grande varietà di produzione musicale che prendeva piede in tutta Birmingham.
Manz were churning out music both formerly e.g. Apache Indian making records from Whooly’s studio, and informally e.g. sound system dub plates.
Solo poche band hanno raggiunto il successo delle classifiche, ma non abbiamo mai visto quei successi ripetersi. I night club erano pieni delle Lovers rock band di londra e le sale dei concerti erano traboccanti di artisti dalla Giamaica come Burning Spear, Culture, Bob Marley, Dennis Brown etc. Fuori dalla Giamaica questa era la capitale Reggae del mondo.
In ogni capitol rievochi alcuni musicisti, dando voce a queste band “nascoste”, incoraggiando il lettore a riscoprirle. Di questi nome, ne hai qualcuno da citare, perchè magari hanno giocato un ruolo particolare nella tua vita?
Non ci sono veramente delle band che hanno avuto un ruolo particolare nella mia vita, immagino tu possa dire che io sia one man band (ndr. Un uomo che suona tutto da solo) . Comunque, i musicisti più influenti intorno a me furono Mckoys e i fratelli Johnson: Trevor, Fitzroy e il batterista Boris. Questi fratelli erano semplicemente meravigliosi e musicisti veramente dotati e io sono stato benedetto ad essere presente quando loro erano giovani e tentavano di lanciarsi nel business della musica. Adesso se mi chiedi agli atti stabiliti, io amo Young Gifted and Black di Bob Andy And Marcia Griffiths che sta testa e spalle sopra ogni ispirational music per me. Mia madre era solita ascoltare quel riddim regolarmente.
Venendo da quegli anni, come vedi la società inglese oggi? È cambiata in positivo?
Personalmente, non credo che la società sia cambiata dagli anni 60 e 70 e se osservassi più a fond oil perchè gli inglesi vogliono uscire dall’Ue, il punto a favore era l’immigrazione. Comunque, in alcune aree le persone hanno a volte, imparato a tollerare gli altri un po’ meglio. Io non credo che la razza o il colore importi più ai giovani coinvolti nei crimini e inoltre, la cultura giamaicana è stata totalmente assimilata. Negli anni 70 la nostra forte identità rastafariana era ovunque; ma ora anche se la cultura inglese giovanile è cultura nera, i neri come gruppo sono ancora sul fondo della pila, il più alto gruppo di disoccupati e sono sovrarappresentati nelle prigioni e nei centri di salute mentale. Le nostre comunità sono piene di gestori di negozi di altre culture e pochissimi neri che possiedono un’attivita o una forza economica.
È cambiato il problema per le nuove generazioni di afrocaraibici nel Nuovo millennio?
Oggigiorno, ci sono diversi gruppi che ne sono affetti in maniera diversa. Ci sono quelli che sono nati qui in Uk, la prima generazione, che oggi sono gli anziani nella comunità che ancora tentano di trasmettere la loro conoscenza culturale ed educazione. Poi ci sono le seconde e terze generazioni, per esempio i miei figli e nipoti, che hanno poca o alcuna affinità con le tradizioni caraibiche dei loro genitori ma che anzi vivono vite simili al nostro paese ospitante.
Avendo preso parte in una Reggae Band, vedi la musica Reggae cambiata oggigiorno?
La musica reggae è espressiva e permette alle persone di lasciare il loro marchio su di essa. La cosa delle classifiche non esiste per i musicisti reggae; il clamore per il successo delle classifiche è un concetto totalmente britannico introdotto nel business della musica giamaicana da squali. Per I and I il musicista puro, è molto più importante creare una canzone che suonerà nella dancehall e nel cuore delle persone per poi successivamente esistere negli archivi reggae, questo significa avere una numero 1, una hit fantastica.
Qual è il significato che c’è dietro “I Ain’t Mad At Ya”?
Mi sono successe molte cose nel sistema di Babylon. Un giorno ho sentito una canzone con queste parole:”I’ve gotta lot of pain in my heart, but I never let it reach my soul, I’ve been through a lot from the start, but I never knew how I stayed humble” non sono sicuro se fosse una canzone di 2Pac ma quelle parole mi hanno colpito, ispirato e hanno rieccheggiato nella mia vita. Vedi, in molti casi sarebbe più facile impazzire per certe situazioni, persone, delusioni, male e dolore; ma ogni volta io risalgo sempre oltre. Così, ecco che hai, il significato dietro il nome del libro.
Grazie per la tua disponibilità!
Grazie a te Danilo.
Per comprare il libro: reggaearchiverecords.com
ENGLISH VERSION – VERSIONE ITALIANA
The hard life of a black guy in the Birmingham of the 1960s, the pitfalls of a racist society but also the many passions in the heart of a young man: these are some of the key elements in I Ain’t Mad At Ya, the last book of Owen Broomfield, that was born in collaboration with Reggae Archives Records. For the occasion we interviewed Owen who told us some anecdotes inherent in those years and the importance of reggae music in his life.
Hi and welcome on eventireggae.it!
Danilo! Hello Danilo. Thank you for making the link with the man a big respect. Yes, I am truly honoured and blessed.
Let’s start talking about when came out the idea of this book?
Yeah, I met with a couple of guys, Mike and Martin from Bristol, a company called Reggae Archives researching 70s Brum (Birmingham) reggae bands. They organised a band meeting were people were very enthusiastic about contributing recordings to an album released in 2015. I tried to retrieve some of our band’s material but I was unsuccessful. Martin or Mike suggested that I write a piece about my band and Birmingham’s music scene back in those days, so I wrote the album’s sleeve notes. After writing that piece for them I just didn’t stop writing. Shortly after, Mike told me that after reading my initial article his wife had cried. So I shared my, by then, manuscript with him which eventually led to a book.
Which was the purpose when you started to write it down?
I have great memories of my early years and music; together with a few unresolved matters that I wanted to get off my chest – this gave me the opportunity to set the record straight. I also felt that my humble musical achievements were note worthy and should be documented. As fragmented as the story is, the book depicts the truth about my early years and I also felt that that should my children become interested in their ancestry, they would have a starting point. I also hoped that my mates would enjoy the flashback and that people from England or abroad would appreciate hearing a first-hand account about how man and man reached Babylon.
In this book you’re describe the life of every afro-Caribbean young boy in Birmingham in the ’60s and ‘70s parallel to the musical scene that was developing at the time – How important and decisive was the music for that generation?
As I’ve indicated in the book, whilst life was not easy for black people in Aston, the older generation managed to create a vibrant music community here in Brum. Many of the early settlers were musicians that played Blue Beat, Rhythm and Blues and all the popular Motown hits in local parties, pubs and clubs; following this, the now legendary sound system began. For me music was always around – to put it simply: good food and reggae music was central to every Jamaican household.
For us born here in Babylon, it was a means by which we acquired knowledge of self, the teaching of the honourable Marcus Messiah Garvey, and our ancestry in Africa; the very things that many Jamaican parents don’t believe and if they do, they often refuse to discuss. So in the traditions of the African greats, our music acts like a time capsule capturing stories which download into the hearts, souls and minds of future generations. Music was in our homes, at church, and featured at just about any Caribbean event you attended. Reggae music speaks to the soul of the people in a way that no other medium can achieve. As a result everybody is touched by music, was in a group or a sound or, went to church which was another form of musical entertainment.
They say ghettos are the same all over the world. Reggae music is the voice of the sufferer and that can never change. So long as we have wickedness, poverty and crime, we will have the blessing of reggae music to soothe the soul of the sufferer.
The music of our parents is still relevant today, and our generation added the new British expression to the beat. That is the way, the truth and the life and I can categorically say that without a doubt, Jamaican people love their music.
Beyond the music, which were the “ambitions”, diffused between these young boys?
Everybody had dreams, and our families had great expectations of each of us. Like most immigrant families even today, the view generally held by our parents, was that our generation stood a far better chance of being successful in life because we were born in the UK. As young people back then we envisaged our whole lives in music.
How was developing Reggae music? Which was the main local band at the time?
There were a few bands but I suppose, Steel Pulse was our reggae ambassador. Music from other renowned bands was not played in the dance hall, but rather forced on us through the radio stations. People were keen to hear a reggae beat on the radio, so anything remotely resembling bang-a-skeng-eh music would do the trick momentarily; so yeah, some commercial acts were appreciated. To be honest there was a wide variety of music making taking place all over Birmingham. Manz were churning out music both formerly e.g. Apache Indian making records from Whooly’s studio, and informally e.g. sound system dub plates. Only a few bands ever achieved chart success, but we never really saw those characters again. The night clubs were full of the London Lovers’ rock bands and the concert halls were overflowing with artists from Jamaica, including Burning Spear, Culture, Bob Marley, Dennis Brown etc. Outside of Jamaica this was the reggae capital of the world.
In every chapter you bring to life some of the musicians, giving a voice to these lost and hidden bands, encouraging the reader to discover them. Of these names, have you in particular you want to mention, because they played a particular part in your life?
There aren’t really any bands that played a particular part in my life, I guess you could say I’m a one band man. However, the most influential musicians around me were the McKoys and the brothers Johnson: Trevor, Fitzroy and drummer Boris. These brothers were simply amazing and truly gifted musicians and I was blessed to be there when they were young and took risks with the music.
Now if you asking about established acts, I love Bob Andy and Marcia Griffiths’, Young Gifted and Black which stands head and shoulders above all inspirational music to me. My mother used to play that Riddim regularly.
Coming from those years, how do you see the English’s society today? Has it change in good?
Personally, I don’t think society has changed a great deal since the 60’s and 70’s and if you look deeper into why the British wanted to leave the EU, the ‘selling point’ used was immigration. However, in some areas people have at times, learned to tolerate others a bit better. I don’t think that race or colour matters anymore to the youth involved in crime and furthermore, Jamaican culture has been totally assimilated. In the 70s our strong Rastafarian identity was everything; but now even though British youth culture is black culture, blacks as a whole are still on the bottom of the pile, the highest unemployed group and are over represented in the prisons and mental health system. Our communities are full of shop keepers from other cultures and very few blacks own businesses or have economic strength.
Have changed the problems of these new generations of Afro-Caribbean in the new millennium?
Nowadays, there are different groups which are affected in different ways. There are those born here in the UK, the first generation, who are now the elders in the community who still endeavour to pass on their cultural knowledge and upbringing. Then there are the second and third generations, e.g. my children and grandchildren, who have little or no affinity with the Caribbean foundation of their parents but instead pursue lives akin to our host nation.
Taking part in a reggae band, did you see changed Reggae Music today?
Reggae music is expressive which allows people put their own stamp on it. The notion of the charts didn’t exist for reggae musicians; the clamour for chart success is a totally British concept introduced into the Jamaican music business by sharks. For I and I the purist musician, it is far more important to make a tune which gets played in the dancehall and the hearts of people then subsequently exists in the reggae archives, than it is to have a number 1, one hit wonder.
What is the meaning that stands behind “I Ain’t Mad At Ya”?
Nuff things happen to a man in the Babylon system. I once heard a song with the lyrics: ‘I’ve gotta lot of pain in my heart, but I never let it reach my soul, I’ve been through a lot from the start, but I never knew how I stayed humble’ I’m not sure if it was a 2Pac track but those words stuck, inspired me and echoed my life. You see, there are many times when it would have been easier to get mad at situations, people, the disappointments, hurt and pain; but each time I rose above. So, there you have it, the meaning behind the name of the book.
Many thanks for your availability!
Thank You Too Danilo.
To order the book please visit: reggaearchiverecords.com.